Veeam Backup & Replication: Conteggio delle licenze

A partire dal 1 luglio 2022, la vendita di licenze perpetue per socket di Veeam Backup & Replication™, Veeam Availability Suite™, Veeam Backup Essentials™ e Veeam ONE™ cesserà sia ai clienti nuovi che a quelli esistenti.

I prodotti attualmente in esercizio, continueranno a funzionare ma non sarà possibile acquistare nuove licenze a Socket per effettuare un upgrade.

Le licenze acquistabili e disponibili sono le Veeam Universal License (VUL) che utilizzano come unità di misura il singolo workload.

I vantaggi più importanti del modello VUL possono essere riassunti in:

  1. Possibilità di proteggere qualsiasi workload supportato (ad esempio le istanze in AWS, Azure e GCP) e non solo le Virtual Machine VMware e Hyper-V.
  2. Libertà di muovere le licenze a seconda della necessità tra tutti i workload supportati.

Nota 1: Ogni istanza può essere utilizzata per proteggere 500 GB dati sorgente di un NAS

Nota 2: Facciamo un esempio per semplificare il conteggio: ipotizziamo di dover proteggere un ambiente composto da 50 VM Hyper-V, 30 istanze in Azure (oppure in Aws oppure in GCP), 10 server fisici e 5 TB di dati.

Il numero totale di istanze è la somma algebrica di:

a. 50 (VM-HV) + 30 (Azure) + 10 (Server) + 10 (NAS)=  100 istanze = 10 VUL

Se in un processo di ammodernamento 20 VM in Hyper-V sono migrate in Azure, il conteggio si trasforma in

b. 30+50+10+10 = 100 istanze = 10 VUL

Come potete osservare il numero totale di istanze non cambia.

La buona notizia è che Veeam ha messo a disposizione un piano per aiutare i clienti nella fase di migrazione delle licenze.

Il vostro referente commerciale in Veeam potrà indicarvi le migliori opzioni disponibili.

Nota 3: In questo scenario è indispensabile fornire al referente Veeam i file di log.

Quello che descrive le licenze utilizzate è denominato VMC.log

A presto

Veeam Disaster Recovery Orchestrator – Creazione del piano

Siamo arrivati all’ultimo articolo sul Veeam Disaster Recovery Orchestrator versione 5.

In questa ultima parte concentreremo gli sforzi fatti in precedenza e consultabili nel presente sito, per realizzare il piano di Orchestrazione del Disaster Recovery.

Dopo aver effettuato il login, la dashboard illustra lo stato dei piani realizzati (immagine 1).

Immagine 1

Notate che a differenza della versione VDrO precedente, è possibile filtrare i piani in base agli “scopes” (immagine 2).

Immagine 2

Una seconda e utilissima novità della versione 5 è la presenza della voce inventory (immagine 3), dove vengono riportati i VM Groups.

Tale opzione verifica immediatamente che nello “scope” scelto vi siano il gruppo di VM che realizzeranno il piano di DR.

Immagine 3

L’immagine 4 riporta i dettagli dei piani di Orchestrazione già creati.

Immagine 4

Vediamo ora come creare un piano:

Dal menù manage selezioniamo la voce New (immagine 5).

Immagine 5

E proseguendo con il wizard, inseriamo un nome (immagine 6), lo scope (immagine 7) e la tipologia di piano (immagine 8).

Immagine 6

Immagine 7

Immagine 8

Dopo aver aggiunto il gruppo di VM da porre sotto orchestrazione (immagine 9, 10 e 11)

Immagine 9

Immagine 10

Immagine 11

E’ possibile personalizzare le opzioni di Recovery, (ad esempio se processare le VM in modalità parallela o  sequenziale) (immagine 12).

Immagine 12

Aggiungo ora gli step necessari alla realizzazione del piano (nell’esempio come prima attività del piano è stato aggiunto lo spegnimento della VM di produzione ) (vedi immagini 13, 14, 15 e 16).

Immagine 13

Immagine 14

Immagine 15

Immagine 16

Il wizard si conclude con:

  • L’opzione di  porre sotto Backup le VM che sono state avviate durante il piano di DR (immagine 17)
  • I valori di RTPO che dovranno essere rispettati affinchè il piano possa essere eseguito (immagine 18)
  • La scelta della lingua del template da utilizzare (immagine 19)
  • L’ora alla quale i report saranno automaticamente generati (immagine 20)
  • Se creare immediatamente il report readiness (che verifica tutti i componenti del piano) (immagine 21)

immagine 17

immagine 18

immagine 19

immagine 20

immagine 21

Ora è possibile testare e successivamente avviare i piani di orchestrazione

Veeam Disaster Recovery Orchestrator v.5: Verifica dei componenti

Il presente articolo illustra come configurare il menù di amministrazione del Veeam Disaster Recovery Orchestrator (VDrO).

Prima di procedere alla fase di amministrazione, è indispensabile aver già etichettato le risorse che dovranno far parte dei piani di Disaster Recovery.

La classificazione è stata illustrata nel precedente articolo, disponibile cliccando sul seguente link: VDrO – VOne – Tagging.

Nota 1: Per accedere al menù di amministrazione, selezionate la voce denominata “Administration” (vedi immagine 1)

Immagine 1

La configurazione del menù di amministrazione si divide in tre principali aree:

Nella prima sono impostate:

  • Il nome del VDrO Server e il contact name (immagine 2).
  • le connessioni verso i Veeam Backup & Replication Server (VBR) (immagine 3)
  • le connessioni verso i vCenter (immagine 4)
  • la connessione opzionale verso gli storage (immagine 5) (fate riferimento al presente articolo per scoprire i dettagli)

Immagine 2

Immagine 3

Immagine 4

Immagine 5

La seconda area identifica attraverso il tagging le risorse da aggiungere ai piani di DR:

  • La recovery location (immagine 6)
  • Nella recovery location i datastore ove i filesystem delle VM resiederanno (immagine 7)
  • Il mapping delle reti (immagine 8)
  • Il remapping degli indirizzi IP (immagine 9)

Nota 2: Le operazioni sopra descritte sono possibili se e solo se tutte le risorse necessarie sono state etichettate.

Nota 3: Il remapping automatico degli indirizzi IP in caso di avvio di un piano di DR è disponibile solo per le VM Windows.

Immagine 6

Immagine 7

Immagine 8

Immagine 9

Nella terza area sono identificate:

  • La profilazione degli utenti. In parole semplici il VDrO permette di creare utenti in grado di amministrare solo degli specifici workload che sono chiamati “scopes” (immagine 10).
  • L’assegnazione dei DataLab agli  “scopes”. Ricordo che i DataLab permettono di  verificare che il piano di DR sia utilizzabile (immagine 11).

Immagine 10

Immagine 11

L’ultima configurazione permette di legare il gruppo di VM replicate o salvate tramite backup (dette VM Groups) agli scopes degli utenti.

Ad esempio, l’immagine 12 riporta che il VM Group “B&R Job – Replication VAO Win 10” è assegnato (included) ad entrambi gli scopes Admin e Linux.

Immagine 10

Nel prossimo ed ultimo articolo scopriremo come creare e verificare un piano di DR.

A presto

Veeam Dr Orchestrator v.5: VONE – Tagging

Oggi illustreremo come indicare al Veeam Disaster Recovery Orchestrator quali risorse utilizzare per avviare un piano di Disaster Recovery.

Prima di leggere il presente articolo, vi suggeriamo di leggere l’articolo precedente (cliccando qui) che vi permette di verificare lo stato del Server VDrO.

Lo strumento principe dell’etichettatura delle risorse è Veeam One che ricordiamo viene di default installato contestualmente con il Veeam Disaster Recovery Orchestrator v.5.

La procedura è molto semplice:

Dopo essersi collegati via RDP al VDrO Server selezionate sul desktop la voce Veeam One Client (Vedi figura 1)

Figura 1

Dopo aver selezionato la voce Business View (in basso a sinistra), le risorse da etichettare sono:

  1. I Cluster: attraverso tale voce sono identificate le risorse vCenter di Disaster Recovery e di produzione (Figura 2)
  2. I DataStores: attraverso tale voce sono identificate le aree disco ove risiederanno le VM una volta accese (Figura 3)
  3. Le Virtual Machines: attraverso tale voce sono identificate le VM che garantiscono la continuità di servizio in caso di Disastro (Figura 4 e 5).

Figura 2

Figura 3

Figura 4

Figura 5

Nota 1: I job di replica sono stati configurati sul VBR embedded del server VDrO (vedi figura 6)

Figura 6

Nota 2: L’operazione di etichettatura (tagging) è trattata in un precedente post disponibile al seguente link:

https://lnx.gable.it/home-page/veeam-availability-orchestrator-v-3-0-dr-from-replicas/

Per oggi è tutto, a presto!

Veeam Disaster Recovery Orchestrator v.5 – First Check

Il 23 novembre 2021 è stato rilasciato la nuova versione del Veeam Disaster Recovery Orchestrator.

La lista delle novità introdotte della versione 5 sono disponibili cliccando qui.

Oggi ci occuperemo della fase immediatamente successiva all’installazione; nello specifico della fase di configurazione e messa in esercizio.

Dopo aver effettuato il login (ricordo che è necessario che l’utente afferisca al Dominio – Immagine 1 e 2)

Immagine 1

Immagine 2

Il wizard permette di aggiungere e definire:

  1. Il Nome dell’ Orchestrator Server (Immagine 3)
  2. L’account o il gruppo di account di amministrazione (immagine 4, 5 e 6)
  3. I Backup Server che comunicheranno con l’orchestrator Server attraverso uno specifico agent (immagine 6, 7 e 8)
  4. I vCenter che verranno comandati per avviare i piani di Disaster Recovery (Immagine 10)

Immagine 3

Immagine 4

Immagine 5

Immagine 6

Immagine 7

Immagine 8

Immagine 9

Immagine 10

Nel prossimo verranno illustrati i passaggi necessari per creare un Piano di Disaster Recovery con la nuova versione della soluzione Veeam

A presto!

Veeam CDP – Manual Upgrade

Nel mio laboratorio, il sito di Disaster Recovery è composto da un singolo host ESX 7.01.

Viene gestisto da un vCenter virtuale (denominato vCenter-DR), che afferisce esclusivamente alle risorse hardware messe a disposizione dallo stesso host ESX 7.01.

Lo scorso mese Veeam Software ha rilasciato l’aggiornamento di Veeam Backup & Replication 11A.

Tra le diverse migliorie introdotte, la mia attenzione si è concentrata sui nuovi driver (detti I/O filters) della componente CDP.

Se nel cluster principale, l’aggiornamento è stato semplice, immediato e indolore (vista la presenza di più host sotto un ulteriore vCenter), per il sito di Disaster Recovery si è generata una complicanza collegata all’architettura hardware presente.

L’aggiornamento falliva, poichè era impossibile porre l’host ESX 7.01 in mantenance mode senza di fatto spegnere anche il vCenter-DR che lo gestiva (vedi immagine 1).

Immagine 1

Come è stato possibile superare tale ostacolo senza modificare la configurazione del cluster? (Senza cioè aggiungere un ulteriore Host ESX 7.01)

La procedura che ho seguito è stata semplice e sfrutta la kb 2008939 di Vmware (https://kb.vmware.com/s/article/2008939).

Costa di due fasi principali:

  1. Copia del pacchetto Veeam CDP nell’host ESX 7.01 (veecdp-offline-bundle.7.0.0.zip)
  2. Installazione del pacchetto attraverso il  comando “esxcli software vib update -d /yourpath/veecdp-offline-bundle.7.0.0.zip” (vedi Immagine 2)

Immagine 2

Terminata questa prima fase, è ora stato sufficiente ripetere la procedura standard di aggiornamento (vedi immagini 3,4 e 5).

Immagine 3

 

Immagine 4

 

Immagine 5

La verifica che garantisce che la procedura seguita è corretta è quella di realizzare un Job di Replica CDP, attendere che si concluda senza errori e che  sia possibile avviare la procedura di failover.

Nota 1: La procedura di aggiornamento dei I/O filters è disponibile nel manuale alla seguente pagina:     (https://helpcenter.veeam.com/docs/backup/vsphere/cdp_io_filter_remove.html?ver=110).

Nota 2: Prima di procedere è obbligatorio confrontarvi con il supporto Veeam attraverso l’apertura di un tiket (my.veeam.com)

A presto