by S. Invernizzi
Sdraiato e semi assopito sul bordo di un cabinato, il dottor S. veleggiava sospinto da una lieve brezza pomeridiana; all’improvviso un rombo di tuono ruppe il ritmico fruscio del vento e dell’acqua, facendo sobbalzare il nostro che scrutò il cielo alla ricerca di un Jet militare a bassa quota.
Un’onda inattesa lo colse impreparato, il tuffo nelle fresche acque suggellò il brusco risveglio; dal pelo dell’acqua riuscì a distinguere un mostro galleggiante che rapidamente si allontanava ruggendo in una nuvola nerastra provocata dai gas di scarico.
Dalla plancia un sogghigno sardonico e una voce tagliente che sembrava provenire dalle profondità degli inferi: “Eh, eh,eh ti sei scordato dell’inquinamento acustico?”
Una bella scarica di decibel ripetuta nel tempo è il viatico ideale per una sordità percettiva; ma anche i rumori costanti del traffico cittadino (i motorini sono al top) possono provocare disturbi più subdoli sull’attenzione, sul sonno, sul carattere, talora vertigini, extrasistole e ipertensione arteriosa”.
Risalendo attonito sulla barca, il dottor S. riconobbe il perfido individuo compagno di precedenti dialoghi.
Il diavolo riattaccò “Gas di scarico … Nimbus lo aveva profetizzato dieci anni fa!”. “Chi è Nimbus?”. “E’ un satellite lanciato dalla Nasa adibito a selezionare le informazioni sulla biosfera, come il buco dell’ozono e l’effetto serra.
Il riscaldamento del pianeta, causato dall’anidride carbonica e altri gas che l’uomo produce bruciando petrolio, carbone, foreste, porterà effetti catastrofici nell’arco di trenta anni (desertificazioni, innalzamento degli oceani, cambiamenti climatici).
Per ricucire il buco dell’ozono, tu che fai?”. Il dottor S. si fece subito coinvolgere “Ho cambiato la marca della schiuma da barba!”. “Un po’ banale … Bisogna intervenire sul ciclo del carbonio, cambiare il modello industriale, non basta mettere un tappo ecologico alle industrie più inquinanti; qualunque combustione produce CO2: schiacciando l’acceleratore dell’utilitaria, andando a Ischia sul motoscafo o sul traghetto, salendo su un aereo, accendendo la televisione o la luce in casa.
Dimezzare la produzione di questi gas-effetto-serra significa una modifica radicale dei sistemi produttivi della società del ‘benessere’; l’alternativa è la distruzione di molti ecosistemi che non sarebbero in grado di modificarsi abbastanza in fretta. La tecnologia e l’evoluzione non hanno lo stesso passo, sono come la lepre e la tartaruga! Insomma bisogna rinsavire subito, anche se gli effetti benefici si avvertiranno con molto ritardo”.
“Diabolicamente concettoso” ribatte il dottor S.
“Preferisci qualche dato numerico? Eccoteli. In Italia sono in circolazione 26 milioni (dato 1986) di autovetture e ogni anno aumentano di un milione, pur tenendo conto di quelle in rottamazione.
Ciò vuol dire che le nostre auto messe in fila formano una colonna di 100.000 chilometri e raggruppate coprono una superficie di 160 milioni di metri quadrati ovvero 16.000 ettari, corrispondente a un grande parco automobilistico, vero e proprio totem tecnologico di lamiera e plastica.
Tutto ciò ha altissimi costi di acquisto e di gestione: 210 mila miliardi (in vecchie lire)per l’acquisto a cui vanno aggiunti 100 mila miliardi l’anno per garantirsi la mobilità individuale. Alla faccia del risparmio e della lotta all’inquinamento!”.
Un senso improvviso di arsura colse alla gola il dottor S. che allungò una mano verso la bottiglia d’acqua nel tentativo di tracannarne un sorso.
“Vedo che bevi acqua minerale …”.
“Stop! Me ne hai già parlato un’altra volta …. Quello che gli ecologi chiamano, onorandoti, un ciclo infernale.
Piuttosto gradisci una tartina al salmone o un agone affumicato?”.”Proteine nobili per una sparuta schiera di fortunati che si alimentano più del necessario … Se oggi i paesi super alimentati, toccati dall’utopia della fratellanza umana, decidessero di ripartire equamente il cibo tra tutti i 5 miliardi di abitanti della terra (rif 1989), sai quale sarebbe il risultato?”.
“Un enorme convitto self-service” esclamò ironicamente il dottor. S.
“No, piomberemmo tutti in condizioni di sottoalimentazione”; al banchetto della vita non c’è da mangiare a sufficienza per tutti.
Bisognerebbe cambiare radicalmente le abitudini alimentari, mangiare più vegetali e meno animali, perché salendo la catena alimentare, dall’erba alla proteina della carne, si attua una perdita impressionante di energia.
Secondo alcuni ecologi mille tonnellate d’erba servono per nutrire 27 milioni di cavallette che a loro volta sono sufficienti a soddisfare l’appetito di 90.000 rane;
Questa schiera di anfibi consente a 300 salmoni di diventare adulti; le proteine di 300 salmoni possono alimentare per un anno un solo uomo! Se venisse confezionato un pranzo con le rane gli invitati al desco sarebbero già qualche decina; ancor più, come i cuochi arabi, se preparassimo spiedini di cavallette si potrebbe allestire una vera e propria mensa popolare!”.
“E che bisogno c’è?” rispose il dottor S. che cominciava a accusare un peso allo stomaco, scambiato nobilmente per rimorso.
“In questa ora di dialogo la popolazione mondiale è aumentata di ottomila individui”.
“Allora saremo davvero dieci miliardi nel 2050!”.
“Esatto!”. “Ed io che c’entro?” gridò sbigottito il laureato.
“Al liceo non hai forse letto qualche scritto di Bergson?”. “Bergson?”. “Si, Bergson, ha scritto che gli errori di Venere spesso li rimedia Marte”.